Berserker: la morte azzurra by Fred Saberhagen

Berserker: la morte azzurra by Fred Saberhagen

autore:Fred Saberhagen [Saberhagen, Fred]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:53:20+00:00


13

“Il piccolo automa che ha ucciso la mia adorata figliola non era lo stesso che mi ha storpiato per sempre. Anzi, con tutta probabilità non era nemmeno dello stesso tipo.”

“Il robot che l’ha uccisa veniva da un berserker diverso, Morte azzurra.

Era uno sterminatore, un’estensione del Leviatano.”

“La mia disavventura, la mia menomazione fisica, è stata forse accidentale. Forse. Ma non così il suo assassinio. È stato il braccio, il pugno del Leviatano che si è teso verso di lei e l’ha raggiunta, cancellando per sempre la sua meravigliosa esistenza.”

“Il Leviatano…”

Solo con i suoi pensieri sotto il bianco cielo di Shubra, Niles Domingo contemplò con occhi vuoti la bassa collina ai cui piedi si trovava. Una delle pareti precipitava a strapiombo in una sorta di corrugamento del terreno, una caverna riempita di roccia e terriccio.

E quella caverna che non esisteva più era stata la postazione di Maymyo, il luogo dove aveva trovato la morte. O perlomeno il comandante così pensava. Quell’area sterile e bruciata, chiazzata qua e là di neve e ghiaccio, doveva essere il luogo dove avevano trovato i brandelli di carne bruciata e ciò che era rimasto di un bianco abito da sposa, orrori che nulla, nulla sembravano avere a che fare con lei.

Nulla a che fare con lei. Ma quegli orrori esistevano e avevano conquistato il suo mondo. Ed era Maymyo a non esistere più.

In quei pochi mesi enormi passi avanti erano stati compiuti sul suo vecchio mondo e Shubra non sembrava più un unico ammasso di sterili rovine. Certo, là e altrove, lontano dal centro abitato, le ferite lasciate dall’attacco erano ancora ben visibili ma la rigenerazione del pianeta procedeva a tappe forzate e dopo qualche anno i fenomeni atmosferici avrebbero cancellato ogni cosa. E la gente era tornata: centinaia e centinaia di persone, in maggioranza lavoratori a termine, popolavano un temporaneo insediamento sotterraneo. Lavoravano duramente, utilizzando le numerose macchine uscite dal ventre di capaci astronavi da carico.

Decontaminavano la superficie e le profondità del planetoide e ricostruivano lo spazioporto. Le difese di terra, del tipo più moderno e con una potenza di fuoco molto superiore alle precedenti, erano state installate per prime.

La gravità artificiale era tornata ormai da mesi e il forte vento radioattivo che soffiava e urlava sul corpo di Maymyo appena uccisa era scomparso. Restava la collina. E con essa restava la bassa catena montuosa che si ergeva ad anfiteatro in lontananza, verso occidente. A est invece il ricondizionamento aveva fino a quel momento lasciato com’erano i dolci pendii che gli abitanti della precedente colonia volevano trasformare in parco, un verde parco per i bambini e per gli adulti con uccelli e un piccolo specchio d’acqua dolce. Presto vi avrebbero scavato per sistemarvi una postazione difensiva. Già la catena di basse montagne mostrava i segni di evidenti alterazioni. Ovunque si girasse vedeva grandi piattaforme volanti, macchine robotizzate e piccoli uomini che costruivano, scavavano, trasportavano materiale. La fretta con cui avevano riempito la postazione di Maymyo testimoniava l’impeto con cui la vita voleva andare avanti.

Lo sguardo di Domingo tornò al terreno ai suoi piedi.



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